Il potere delle parole: il "Decameron" tra filologia e censura
3.9 Per riflettere sul presente: debate sulla censura
Studiare la censura che ha colpito il Decameron significa entrare in una vicenda storica complessa: nel Cinquecento, in un’Europa segnata dalla Riforma protestante e dalla Controriforma cattolica, controllare i libri non era solo un atto politico o religioso, ma anche un modo per definire un’identità culturale. Capire queste scelte oggi non vuol dire approvarle, ma riconoscere che ogni epoca ha i propri strumenti per stabilire ciò che ritiene “lecito” o “illecito”, ciò che può circolare liberamente e ciò che deve essere nascosto o modificato. Questa riflessione storica ci invita a guardare al presente. Viviamo in un tempo in cui la libertà di espressione è considerata un diritto fondamentale, ma davvero la censura è scomparsa?
Alcune forme sono ancora evidenti, come il controllo dei media in Paesi autoritari o la rimozione di contenuti online da parte dei governi. Altre sono più sottili: pressioni economiche, algoritmi che privilegiano certi contenuti, autocensura per paura di essere giudicati. Inoltre, tutte le censure sono uguali o possiamo distinguere tra quelle che limitano la libertà e quelle che proteggono, ad esempio, i minori o la dignità delle persone?
La libertà di espressione – artistica e di pensiero – è un bene prezioso, che richiede attenzione, responsabilità e partecipazione di tutti. Pertanto, si propone di sviluppare il tema secondo la metodologa del debate.
L’affermazione da discutere è: “Ogni forma di censura è sbagliata”.
L’attività didattica può essere così organizzata:
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la classe si divide in quattro gruppi, due PRO e due CONTRO;
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I gruppi cercano in autonomia articoli, leggi ed esempi attuali di censura in Italia e nel mondo (15 minuti);
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I PRO e i CONTRO espongono la proprio tesi (2 minuti ciascuno);
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Repliche alternate dei PRO e dei CONTRO (10 minuti totali);
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Domande reciproche dei PRO e dei CONTRO (10 minuti totali);
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Conclusioni finali dei PRO e dei CONTRO (2 minuti ciascuno).
Il docente funge da moderatore e guida le fasi dell’attività: tiene i tempi, fornisce chiarimenti e segnala eventuali violazioni – di rispetto o di uso improprio delle fonti.
L’attività didattica può offrire una valutazione formativa sia per l’insegnamento disciplinare di Italiano sia per Educazione Civica.
