Giacomo Leopardi e il progetto delle "Opere"

2.1. Progetto delle Opere del 1835 – Edizione Starita (N35)

L’edizione Starita, di cui qui sono riprodotti i primi due volumi, era originariamente un progetto più ampio, le Opere del conte Giacomo Leopardi, in «non meno di sei volumi» (Mestica 1899, II, pp. 435-436), che avrebbero compreso i Canti (vol. I) e le Operette morali (vol. II e III), e gli ultimi volumi con gli scritti inediti e rari.

Annuncia l’uscita delle Opere un Manifesto, divulgato dall’editore il 15 giugno 1835.

Tra il settembre 1835 e il gennaio dell’anno successivo vengono stampati i primi due volumi: mentre il primo, quello dei Canti, viene distribuito e comincia a circolare, il secondo viene sequestrato dall’autorità, per ordine della Censura borbonica.

Questa operazione ha conseguenze anche sulla diffusione del primo volume, e infatti ancora oggi non vi sono molte copie in circolazione (13 nel Sistema Bibliotecario Nazionale).

Il 9 luglio 1835 Leopardi sottoscrive il contratto con l’editore che prevede un ritmo di stampa di un volume al mese, con massimo ritardo di 50 giorni per volume, e con 5 ducati di retribuzione per foglio di stampa. In realtà per il primo volume il ritardo è di due mesi e quattro per il secondo.  Il terzo volume, come si è detto avrebbe previsto la stampa della seconda parte delle Operette, che vengono così pubblicate mutile: il primo volume delle Operette infatti termina con Il Parini, ovvero della gloria.

Del vol. I delle Opere sono state fatte delle copie contraffatte stampate sempre da Starita nel 1838 ma con data 1835. Anche di quest’edizione, come dell’originale, si conoscono pochi esemplari superstiti.

Come è facile immaginare, questo progetto naufraga presto, l’edizione delle Opere viene bloccata, la diffusione dei volumi pubblicati non è ampia, ma Leopardi su una copia, «piuttosto copia di scarto, che non copia tirata a buono» (Moroncini 1927, I, p. XXV), della Starita continua a lavorare per un’edizione da stampare fuori d’Italia: è la cosiddetta ‘Starita corretta’, che oggi è conservata alla Biblioteca Nazionale di Napoli e che custodisce l’ultima volontà dell’autore.