Giacomo Leopardi e il progetto delle "Opere"
2.2. Progetto delle "Opere" del 1837 – Edizione Baudry
La veste esterna del libro stampato a Napoli non soddisfa Leopardi, che si sfoga con l’amico De Sinner, il 6 aprile del 1836, contro
il pidocchioso libraio, il quale avendo raccolto col suo manifesto un numero di associati – ossia di prenotazioni – maggiore che non credeva, sicuro dello spaccio, ha dato la più infame edizione che ha potuto, di carta, di caratteri e di ogni cosa.
A dicembre del 1836 Leopardi comunica all’amico De Sinner che
L'edizione delle mie opere è sospesa, e più probabilmente abolita, dal secondo volume in qua, il quale ancora non si è potuto vedere a Napoli pubblicamente, non avendo ottenuto il publicetur. La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui e in tutto il mondo, sotto un nome e sotto un altro, possono ancora e potranno eternamente tutto.
Però, anche se il progetto viene interrotto, l’autore continua a lavorarci e, visto il blocco in Italia, discute con lo stesso De Sinner della possibilità di pubblicarlo in Francia.
De Sinner prende subito i contatti con gli editori parigini e il 27 gennaio 1837 risponde a Leopardi chiedendo chiarimenti circa le giunte ai Canti alle Operette e alle eventuali opere inedite da pubblicare.
Nella primavera del 1837, il 1 maggio, De Sinner annuncia che l’edizione, che prevede Canti, Operette e Pensieri, è accordata per le stampe del Baudry; l’intermediario inoltre chiede all’autore che entro il 10 luglio gli venga inviata la copia rivista dei Canti. Quella lettera arriva a Leopardi un mese prima della sua scomparsa (al 13 maggio è datato il timbro d’arrivo) e dunque Leopardi potrebbe averla letta, ma non risponderà mai, anzi il 28 giugno Ranieri scrive al De Sinner annunciando la scomparsa del poeta. L’ultima lettera scritta da Leopardi a De Sinner è del 2 marzo, intanto Leopardi risponde (scrivendo ad Antonietta Tommasini) nominando i Tommasini e Giordani «padroni di tutte le poche e povere cose sue stampate e non istampate».