Il potere delle parole: il "Decameron" tra filologia e censura

3.2 Un mondo ideologicamente complesso

Dunque, il dinamismo che caratterizza il mondo del Decameron non riguarda solo l’aspetto strutturale (cfr. Intorduzione), ma anche quello retorico e morale: è la parola ad animare tutti i suoi cerchi e a mantenere l’opera sospesa in un equilibrio continuamente discusso tra «onesto» e «piacevole». Rivolgendosi alle donne nel Proemio, è alle potenzialità della parola che l’Autore affida la promessa di alleviare i tormenti delle «amorose fiamme» (Proemio, BIBIT).

Allo stesso modo, a dialogo con i lettori più critici, nelle Conclusioni l’Autore difende la propria opera dalle accuse di immoralità con due principali argomentazioni di carattere poetico ed etico: la prima è che non esiste nessuna novella tanto «disonesta» da non poter essere raccontata con «onesti vocaboli» (Conclusioni, BIBIT), cioè con le giuste parole; la seconda è che nessuna opera è di per sé buona, ma è responsabilità del lettore interpretare il testo in modo corretto. Il lettore, come la brigata, è tenuto quindi a esprimere un giudizio, ma è tutt’altro che semplice distinguere nelle novelle i comportamenti giusti da quelli sbagliati, la parola che soccorre da quella che inganna

Si tratta di una rappresentazione complessa del mondo, in cui le vicende umane non sono sempre riconducibili alle categorie di bene e di male. In tale prospettiva, il Decameron impartisce una lezione fondamentale per leggere il presente, dimostrandosi un classico della letteratura mondiale. Tuttavia, alcuni aspetti di tale complessità provocarono reazioni contrastanti nel corso tempo, tanto da portare l’opera ad essere censurata nel Cinquecento.

Ma facciamo un passo indietro, e ripercorriamo rapidamente insieme la fortuna dell’opera dalla sua nascita fino alla censura.