Il potere delle parole: il "Decameron" tra filologia e censura
2.11 Ancora sulle postille a Ghismunda (IV 1)
Infatti, in avvio della sequenza in cui Ghismunda sta per essere scoperta con il suo amante dal padre, una postilla specifica: «Chi fa quel ch’e’ non debbe, gl’interviene quel, che’e’ non crede» (ed. Salviati, p. 209). Il commento è affine ai «sensi morali» che dalla seconda metà del Cinquecento sono pubblicati da alcuni editori insieme ai libri di novelle per rivederne il significato ed evitarne la censura, come ad esempio succede alla riedizione milanese delle Novelle di Matteo Bandello del 1560 curata da Ascanio Centorio Degli Ortensi.
Ma il centro della strategia di Salviati, cioè la ricollocazione cronologica e quindi culturale della novella, riemerge poco dopo, quando Ghismunda difende davanti al padre le proprie ragioni di donna e vedova con un’accorata quanto argomentata perorazione:
Sono adunque, sì come da te generata, di carne, e sì poco vivuta, che ancor son giovane, e per l'una cosa e per l'altra piena di concupiscibile disidero, al quale maravigliosissime forze hanno date l'aver già, per essere stato maritata, conosciuto qual piacer sia a così fatto disidero dar compimento. Alle quali forze non potendo io resistere, a seguir quello a che elle mi tiravano, sì come giovane e femina, mi disposi e innamora'mi (ed. Salviati, p. 211).
Il revisore del Decameron sottolinea con insistenza la sua natura di pagana: «Ricordisi il lettore, che costei è gentile, e da gentile parla, e da disperata: e da disperata e da gentile, è parimenti il suo fine» (ed. Salviati, p. 211).
Lo stesso concetto è ribadito anche nel finale, dove Salviati precisa che la triste morte per suicidio conseguita da Ghismonda è «conforme alla vita di collei» (ed. Salviati, p. 214); nella stessa postilla, sottolineando un aspetto dottrinale, l’editore ricorda che la dignità della sepoltura, che non è accordata ai suicidi, le è concessa solo in quanto pagana: «La falsa legge non discerneva bene, chi non meritava la sepoltura» (ed. Salviati, p. 214).


