Pietro Bembo e le Prose della volgar lingua

2.1.12 Lingua e letteratura

Questo particolare andamento, legato anche alla natura dialogica dell’opera, mette in luce un altro elemento caratteristico delle Prose, ovvero il legame profondo tra riflessione linguistica ed estetica. Si può prendere, per esempio, un passo tratto da 3 XIX, dedicato alla trattazione dei pronomi atoni, in cui Carlo Bembo si rivolge a Giuliano per chiedergli quale criterio adottare nella disposizione dei pronomi nella frase. Il Magnifico, servendosi di un esempio tratto dal Canzoniere (CCXXVIII, 12), risponde nel modo che segue:
 

Differenza v'è egli senza dubbio alcuno, et tale volta molta, [...] che molto piu di vaghezza haverà questa voce posta d'un modo in un luogo, che ad un altro. Ma regola et legge, che porre vi si possa, altra che il giudicio de gli orecchi, io recare non vi saprei; se non questa. Che il dire «Tal la mi trovo al petto», è propriamente uso della patria mia: là dove Tal me la trovo, Italiano sarebbe piu tosto, che Thoscano; et in ogni modo meno di piacevolezza pare che habbia in sé, che il nostro: et per questo è egli peraventura men richiesto alle prose: le quali partire dalla naturale Thoscana usanza di poco si debbono. (Prose 3 XIX, c. LXVIIIr)

Bembo non respinge la seconda possibilità perché scorretta o semplicemente in quanto non toscana, ma perché si allontana dall’ideale di «piacevolezza» che l’autore ha definito nel secondo libro, includendolo fra i criteri fondamentali per giudicare la bellezza della lingua scritta.